Il mio paese:
benché sia piccolo,
i boschi sono miei.
da un Haiku di Kobayashi Issa
Io del Giappone amo tutto .
Mi affascinano gli Haiku, preziosi gioielli di 17 sillabe che esprimono emozioni di insostenibile leggerezza e raffinata semplicità.
Adoro l’ikebana, l’arte giapponese di disporre i fiori creando un’armonia tra composizione lineare, ritmo e colore .
La cerimonia del tè, culto fondato sull’adorazione del bello in contrapposizione alla miseria della vita .
Ma soprattutto sono sedotto dal kimono. Il kimono, la veste tradizionale giapponese, è l’indumento per eccellenza più semplice e più complicato che esiste.
Ho nei suoi confronti un rapporto di timore reverenziale, lo cito con deferenza, solo come idea di massima cercando di non intaccare la sua purezza.
Ho scelto di lavorare su forme semplici, elementari, su volumi affusolati, stratificati e asimmetrici.
Ho preferito colori basici, blu, grigio perla, nero e tocchi fluo di giallo lime, turchese, arancio e corallo.
Stampe delicate che richiamano paesaggi indistinti, giardini fioriti e ramage e bouquet e peonie stilizzate.
Tessuti fluidi e cascanti, damaschi ricchi tono su tono, stretch e stuoie dipinte e cotoni smerigliati.
Maglie shibori e jersey tye and dye e denim stampati e pelle stropicciata.
Forse amo il Giappone perché lo associo alla Sardegna . Sono tutte due delle isole e questo fa la differenza .
O forse solo perché mi piace pensarle terre simili, tradizioni forti e millenarie, gente di poche parole e di intensi sguardi e cibi in sintonia con le stagioni .
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